Sempre più spesso le persone transgender desiderano congelare i gameti nella speranza, in futuro, di diventare genitori.
Accade a Roma, ai Saifip.
La storia
Stefano ha 17 anni, vive a Roma, ed è transgender. E’ nato in un corpo di donna, ma da sempre si sente un ragazzo. Ha avviato un percorso di transizione di genere che lo aiuterà ad adeguare il suo corpo a quello che sente di essere. Come i suoi coetanei, non sa ancora se un giorno vorrà diventare genitore, ma sa che la terapia ormonale che inizierà tra poco con il testosterone (che ha lo scopo di mascolinizzarlo) lo renderà sterile.
Così, nel frattempo, con il supporto dell’equipe psicologica e medico-endocrinologica del Servizio di Adeguamento tra Identità Fisica e Identità Psichica dell’ospedale S. Camillo-Forlanini di Roma (Saifip), Stefano sta valutando se congelare i suoi ovociti per garantirsi la possibilità, qualora in futuro lo desiderasse (e qualora la legge italiana cambiasse), di generare tramite procreazione medicalmente assistita (Pma) un “figlio geneticamente correlato”, cioè un figlio con cui avrà in comune il 50% del patrimonio genetico.