Giovanni Soldini: «La vela insegna che i nostri progetti possono saltare». Covid-19? «La natura si ribella se non la rispettiamo»

«La vita è fatta di incertezze. Le cose cambiano in continuazione e i nostri progetti possono saltare da un momento all’altro. Io l’ho imparato andando per mare da quarant’anni e questa consapevolezza mi è stata utile per affrontare la pandemia». La quarantena non sembra aver scalfito il carattere pragmatico ed energico di Giovanni Soldini, il velista italiano per eccellenza, con alle spalle un’infinità di regate oceaniche tra cui due giri del mondo in solitaria e tre giri del mondo con equipaggio.

«I cambi di programma non sono un problema: ci sono abituato», racconta dalla sua casa di Sarzana, in Liguria, dove è tornato appena è iniziato il lockdown e dove sabato ha festeggiato 54 anni. «La vela mi ha insegnato ad adattarmi rapidamente a situazioni in continuo divenire e a gestire gli imprevisti». Certo, prosegue, «Mi manca fare il mio mestiere, che è andare in barca, ma la vita è piena di altre cose. Io difficilmente mi annoio». In questi giorni è alle prese con il quotidiano: «Riparo la lavastoviglie, sistemo le finestre, la moto. Mi piace aggiustare le cose: quando sei in mezzo all’oceano questa capacità può salvarti la vita».

Se non la rispettiamo, la natura si ribella
«Quando si va per mare ci sia accorge di essere nulla rispetto alla forza della natura. E questa pandemia ce lo ha ricordato ancora una volta: è come se la natura si fosse ribellata alla presenza vorace dell’uomo». A preoccupare Soldini, da sempre impegnato sui temi dell’ecologia e della sostenibilità, non è solo l’inquinamento nei mari: «Quello è un problema che ho sempre riscontato, sottolinea. «Anche se ora forse la situazione è peggiorata. Negli ultimi tre anni ho concluso due giri del mondo e adesso con Maserati abbiamo appena attraversato il Pacifico, il Mar della Cina e l’Oceano Indiano: ovunque ci sono oggetti che galleggiano». C’è poi anche la questione che riguarda lo sfruttamento massiccio delle risorse del pianeta. « L’acqua, il suolo, l’aria o le risorse minerarie non sono infinite e l’uomo le sta prosciugando». Il navigatore ce l’ha in particolar modo con la pesca industriale: «Dopo aver saccheggiato le risorse ittiche dei nostri mare, ora l’uomo sta andando a saccheggiare quelle dei paesi più vicini, economicamente più poveri. E’ vergognoso. E poi, quando il mare sarà svuotato, cosa faremo?».

Gli impegni per il futuro
L’unico italiano, ad oggi, ad aver vinto un giro del mondo in solitario (nel 1999), Soldini oggi affronta gli oceani con il Maserati Multi 70 https://maserati.soldini.it/?lang=it, un maxi-trimarano volante di 20 metri per 16, con cui veleggia da 2016, che ora è ormeggiato a Guadalupa, nei Caraibi francesi. Quando la pandemia è scoppiata il velista e il suo equipaggio avevano appena concluso una regata intorno ai Caraibi (era il 26 febbraio) e prima ancora la Cape2Rio (una transatlantica tra il Sudafrica e il Brasile). «Speriamo di poter tornare laggiù nei prossimi giorni. Non sarà facile ottenere tutte le autorizzazione e al nostro arrivo dovremo osservare un periodo di quarantena, ma per noi è importante riportare il trimarano nel mediterraneo». L’obiettivo per il 2020 era battere qualche primato: a maggio, ad esempio, avrebbe tentato di superare il Record della Manica. Ma ovviamente non è stato possibile. In programma resta allora la Super 8 Race (a settembre, con partenza e arrivo a Genova) e la Rolex Middle Sea Race (ad ottobre, nel cuore mediterraneo). «Non sappiamo ancora se potremo disputare queste regate: ad esempio alla Rolex Middle Race di solito partecipano una settantina di barche che provengono da quaranta Paesi, e hanno a bordo 5 o 6 persone, più lo staff: forse non è un’idea geniale trovarsi tutti insieme. In generale, comunque, è tutto una grande incognita». Nel frattempo, dice, potremo continuare a perfezionare la barca. «Nel Maserati Innovation Lab di Modena https://www.maserati.com/it/it/news/maserati-innovation-lab, tanto voluto da Marchionne, stiamo lavorando sul miglioramento delle prestazioni e sull’aerodinamica, per ottimizzare i flussi d’aria attorno all’imbarcazione e migliorare la forza propulsiva delle vele. L’obiettivo è quello di riuscire a volare sugli oceani».

La vela è femmina?
Il suo equipaggio è composto da sette esperti velisti. Tutti maschi. «Ma non c’è nessuna discriminazione verso le donne». Una volta, però, si diceva che donne portassero sfortuna in barca (come il colore verde). «Sciocchezze», dice. «Io conosco veliste eccezionali e con alcune di loro, come Karine Fauconnier e Isabelle Autissier, ho anche regatato». Ben venga, allora, l’intenzione di Francesca Clapcich  https://www.instagram.com/francescaclapcich/?hl=it di creare un equipaggio tutto al femminile per partecipare, nel 2021, alla The Ocean Race (il giro del mondo in barca vela)? «Certamente. Per vincere serve fortuna, costanza, tenacia e passione. Non c’entra il genere». La difficoltà, semmai, «che è comune a tutti, ovunque e sempre, è quella di trovare un budget». E infatti nel 2011 anche Soldini provò, invano, a partecipare alla Volvo Ocean Race: aveva la barca di John Elkann a disposizione, ma non riuscì a trovare gli sponsor.

Questa estate? Vacanze in barca a vela
Comunque, allora, Soldini non si arrese. E non ha intenzione di farlo nemmeno ora. «Non ho mai pensato di smettere: forse, in un futuro non definito, smetterò di fare regate, per sopraggiunti limiti d’età, ma non smetterò di andare a vela: è una cosa che mi piace troppo». Questa estate, dice, «non so se riuscirò a fare delle vacanze. Ma se gli italiani potessero, sarebbe bello se restassero sulle nostre spiagge: abbiamo località stupende che hanno bisogno di sopravvivere e che hanno bisogno di essere tutelate. Se poi qualcuno volesse raggiungerle a vela tanto meglio: è anche un modo ecologico. Io andrei a Ponza, in Sicilia, o in Sardegna».

Elogio dell’Europa
«Io amo l’Italia», racconta. «E se dovessi scegliere un paese diverso in cui vivere in futuro, penso che resterei comunque in Europa: in questi paesi c’è una solida base sociale, che è fatta anche dalla scuola pubblica e dalla sanità pubblica». E poi qui «si respirano i valori che io sento vicini». Tra questi la solidarietà e l’accoglienza: «valori che dovremmo difendere a tutti i costi».

 Salvare le vite in mare è un dovere
«Se capitasse anche a me di trovarmi davanti ad un naufragio, non esiterei a salvare queste persone, proprio come hanno fatto la capitana Carola Rackete e il capitano Tommaso Stella» (che il luglio scorso ha attraccato in porto a Lampedusa con 41 naufraghi, ndr). «Io ho messo in salvo Isabelle Autissier nel 1999, quando si ribaltò tra la Nuova Zelanda e il Sudamerica, e lo rifarei anche oggi, nel mediterraneo, a prescindere dal colore della pelle, dal passaporto o dalla religione di chi avrei davanti. E’ la legge del mare».