Dal 2016 è possibile essere licenziati con un sms o un messaggio su WhatsApp.
Oggi lo sviluppo delle nuove tecnologie apre la porta a nuovi scenari: in futuro potremmo essere licenziati anche con una videochiamata su Zoom, Google Hangouts, Skype, FaceTime?
«Per ora non se ne parla», spiega l’avvocato Marcello Giustiniani
«Sono stata licenziata su Zoom: mi sono connessa all’orario prestabilito e sul mio schermo si è materializzato l’ amministratore delegato e un rappresentante delle risorse umane. Lì, in mezzo tra i due, in verificale, c’ero io. È stato in questo modo che mi hanno comunicato la novità». In un articolo apparso sulla rivista statunitense The Atlantic, Deborah Copaken racconta la sue esperienza surreale e, per ora, per noi italiani impossibile.
«Mi dispiace così tanto», le ha detto con occhi umidi il suo capo che aveva affrontato la stessa conversazione più volte nel corso della giornata.
«Non è una questione personale, sono affari. È il metodo «LIFO-Last In, First Out», che significa che l’ultimo a entrare è il primo ad uscire».
La conversazione ha spiazzato Deborah Copaken che, fino a quel momento, non si era preoccupata del modo in cui la Covid-19 avrebbe potuto impattare sulla sua capacità di pagare l’affitto o acquistare generi alimentari. «Non lavoro nel settore della ristorazione, non sono una parrucchiera, né un’estetista, non organizzo concerti. Lavoro nel campo delle tecnologie sanitarie. Per questo pensavo che quelle due sole parole, salute e tecnologia, avrebbero dovuto essere in grado di proteggermi. Giusto?». E invece no. Una brutta sorpresa si è palesata appena si è connessa su Zoom.
Qualche settimana fa la startup californiana Bird, che offre un servizio di condivisione di monopattini elettrici (anche in Italia), ha tagliato circa 400 posti di lavoro, ovvero circa il 30% del personale, attraverso una comunicazione su Zoom. La stessa cosa è avvenuta in casa Uber a inizio maggio: l’azienda ha licenziato circa 3.500 dipendenti, sempre con una videoconferenza.
Anche in Italia saremo licenziati su Zoom?
Pur riconoscendo le dovute differenza tra il nostro Paese e quello a stelle e strisce, è legittimo farsi una domanda: anche noi italiani potremo essere licenziati su Zoom? «Per ora non se ne parla», spiega l’avvocato Marcello Giustiniani, consigliere delegato e responsabile del dipartimento di diritto del lavoro dello studio legale BonelliErede, «Un licenziamento su Zoom, come quello raccontato, da noi non potrebbe essere ammesso, perché la legge del 1966 stabilisce che il licenziamento debba avvenire in forma scritta. Se è comunicato oralmente è nullo».
Da un decennio, però, si discute su come la comunicazione scritta possa essere portata a conoscenza del lavoratore. Nel 2009, spiega Giustiniani, la Cassazione ha riconosciuto che la comunicazione possa avvenire «anche in via “indiretta” purché in forma chiara ed imputabile effettivamente» al datore di lavoro (Cass.,18 marzo 2009, n. 6553).
Riconosciuto il licenziamento via whatsApp
Più di recente la Corte d’Appello di Firenze ha ritenuto valida la comunicazione tramite SMS (sentenza n. 629 del 5 luglio 2016) e nel 2017 il tribunale di Catania ha riconosciuto il licenziamento tramite Whatsapp, a condizione che sia permesso verificare l’avvenuta consegna del messaggio e che il datore di lavoro riesca a provare con certezza che la comunicazione sia effettivamente pervenuta al lavoratore in maniera inequivoca. In particolare, chiarisce l’avvocato, «il messaggio Whatsapp è stato espressamente “sdoganato” come “documento informatico” dal “Codice dell’Amministrazione Digitale”, poiché dotato di obiettive caratteristiche di qualità, sicurezza, integrità ed immodificabilità e perché in grado di identificare il mittente, il destinatario, la data e l’ora di consegna e lettura, grazie ai “baffetti” grigi e blu».
Insomma, negli ultimi anni le novità sono state parecchie, ma oggi, esattamente come in Ritorno al futuro II, un film del 1989 in cui il protagonista veniva licenziato in diretta video, in una sorta di videochiamata ante litteram, «se qualcuno avesse intenzione di procedere ad un licenziamento via zoom dovrebbe necessariamente affiancare alla comunicazione verbale anche un messaggio scritto», sottolinea Giustiniani. Del resto, anche nel film diretto di Robert Zemeckis, l’annuncio in video era accompagnato dall’invio di un fax.