INCHIESTA · Anoressia e bulimia, con il Covid +30% negli adolescenti

Con la pandemia i casi sono aumentati almeno del 30 per cento. L’esordio della malattia già a 13 anni. «Si muore di anoressia e bulimia non perché sono malattie incurabili, ma perché non ci sono sufficienti centri specializzati», racconta un papà. «Non sono molte le malattie psichiatriche che vantano un primato di numeri così alto e con una mortalità che li pone al secondo posto, dopo gli incidenti stradali, per i giovani adolescenti, eppure le risposte della politica sono del tutto inadeguate», commenta Stefano Tavilla, presidente dell’associazione Mi Nutro di Vita e papà di Giulia, morta a 17 anni per bulimia.

I numeri sono da capogiro: negli ultimi dieci giorni sette adolescenti sono morti per malattie generate o connesse ai disturbi del comportamento alimentare (DCA). La pandemia sembra avere acuito l’esplosione di queste problematicità e il Sistema sanitario nazionale, già molto carente prima, non riesce a far fronte a tutte le nuove richieste. Tantissime le richieste dei giovanissimi: a seguito del lockdown l’età di esordio è scesa dai 15 ai 13 anni, di media. Oggi si stima siano circa 3 milioni le adolescenti e gli adolescenti che soffrono di DCA. Ma sono stime al ribasso, poiché esiste in questa patologia una grande quota di pazienti che non riesce ad arrivare alla cure.

I numeri: + 30% dall’inizio della pandemia

Da quanto emerge da una survey condotta dal ministero della Salute, dal gennaio 2019 al gennaio 2021, le nuove richieste di presa in carico sono aumentate in media del 30 per cento. I numeri variano di regione in regione poichè l’offerta di servizi e di professionisti è parecchio eterogena sul territorio nazionale. (Ad esempio, Milano ha cinque ambulatori pubblici dedicati -e quindi sta vivendo una maggiore pressione- Palermo neanche uno).
C’è comunque un dato inquivocabile: nel 2021 sono triplicate (rispetto all’anno precedente) le chiamate al Numero Verde nazionale della Presidenza del Consiglio, SOS Dca 800180969, che fornisce indicazioni per tutto il territorio nazionale e counseling psicologici. Il sistema sanitario pubblico non riesce a soddisfare tutte le domande d’aiuto.

«Non sono molte le malattie psichiatriche che vantano un primato di numeri così alto e con una mortalità che li pone al secondo posto, dopo gli incidenti stradali, per i giovani adolescenti, eppure le risposte della politica sono del tutto inadeguate», commenta Stefano Tavilla, presidente dell’associazione Mi Nutro di Vita e papà di Giulia, morta a 17 anni per bulimia.