La famiglia divorata. Storie di chi vive accanto al disturbo alimentare

«Quando in una famiglia c’è un malato di anoressia o bulimia di fatto si ammalano tutti». Un libro raccoglie le storie di dodici famiglie e, con estrema delicatezza, tende una mano a quelle che stanno lottando, a quelle che ne sanno poco o niente, ma soprattutto a quelle che non hanno ancora avuto il coraggio di chiedere aiuto

«Relazionarsi con un malato di disturbi alimentari è come camminare su un campo minato. Se non conosci a perfezione l’esatta posizione delle mine che cambia ogni giorno, imprevedibile, irregolare, salti per aria». Le parole sono di Agnese Buonomo, che è stata toccata direttamente dalla malattia. Il suo libro, “LA FAMIGLIA DIVORATA. Vivere accanto al disturbo alimentare” (Mursia editore) è un viaggio attraverso gli occhi dei padri e delle madri, ma anche delle sorelle e dei fratelli che combattono, soffrono, vivono la malattia dei loro cari.

Genitori che hanno accompagnato i figli in percorsi sbagliati prima di trovare quello giusto, genitori che hanno dovuto affrontare viaggi della speranza per poter accedere alle cure dei figli, famiglie che hanno visto il figlio ammalarsi o peggiorare a causa del lockdown, che stanno rivedendo la luce o che hanno visto i figli morire.

Storie di speranza e di disperazione, di rassegnazione e di lotta, di annientamento, di rinascita, di percorsi sbagliati e giusti, di fallimenti ma anche di guarigioni. Dodici storie di malattie del comportamento alimentare raccontate dalle famiglie. A parlare sono un padre, una madre, una sorella, un fratello, costretti ogni giorno a vivere accanto alla malattia. «Perché quando in una famiglia c’è un malato di anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating), per citarne solo alcune, di fatto si ammalano tutti».

Il libro è dedicato alle famiglie che si sentono abbandonate, a quelle che stanno lottando, a quelle che hanno trovato una mano tesa, a tutte le famiglie che ne sanno poco o niente, ma soprattutto a quelle che non hanno ancora avuto il coraggio di chiedere aiuto.