Undici giorni fa la famiglia Frassinelli ha aperto casa propria a quattro persone ucraine scappate dalla guerra. Non hanno voluto aspettare. Sono stati tra i primi, in Italia: hanno scritto una mail al consolato ucraino di Milano per segnalare la propria disponibilità e in meno di 24 ore Maria, una nonna di 60 anni, sua figlia Nastia, di 38, e i suoi nipoti, Vlad (di quasi 18) e Makar di 5, erano seduti alla loro tavola: una pizza per tutti, abiti puliti, una coperta.
Nei giorni successivi, gli amici di Federica e Gianluca Frassinelli hanno donato cibo, mobili, vestiti. Hanno affollato la casa di Bollate, periferia nord di Milano, per tendere una mano, scambiare un sorriso, condividere le paure e le speranze. Ne sono rimasti così tanto colpiti che oggi altre otto famiglie, tra i loro amici, hanno deciso di fare lo stesso.
A tutti quelli che domandano a Gianluca: “Ma perché lo fate?”, lui risponde così: “Se capitasse a me, vorrei che qualcuno si prendesse cura di mia moglie e dei miei tre figli. È una scelta semplice. E le cose semplici non hanno bisogno di tante spiegazioni”.