Il robot ‘sensibile’ va a lezione di empatia, così potrà anticipare le nostre necessità

Alessandra Sciutti dell’Istituto Italiano di Tecnologia e la sue equipe lavora per far capire  a queste ‘macchine’ lo stato d’animo di bambini e adulti

In Big Hero 6, il cartone animato Disney-Marvel del 2014, Baymax è un robot gentile e soffice: un soggetto perfetto con cui scambiarsi un abbraccio e da cui ricevere assistenza medica e sanitaria (la sua forma si ispira ad un braccio di poliuretano gonfiabile messo a punto dalla Carnegie Mellon University per vestire, nutrire, pettinare disabili e anziani). “Purtroppo questa possibilità è, per ora, irrealizzabile”, spiega la scienziata Alessandra Sciutti. Eppure all‘Istituto Italiano di Tecnologia ci stanno andando molto vicino: lei e i venti ricercatori del suo team hanno infatti come obiettivo quello di costruire robot che sappiano non solo interagire, ma anche comprendere e adattarsi allo stato d’animo dei bambini, delle donne e degli uomini.

“Per noi umani è semplice, a partire da una certa età, capire se abbiamo fatto qualcosa che ha innervosito chi ci sta vicino e agire di conseguenza per “aggiustare il tiro”. O anche prevedere, a partire da una semplice occhiata, quale sarà il prossimo strumento di cui avrà bisogno la persona che stiamo aiutando – spiega -. I robot, invece, hanno sviluppato importanti competenze motorie, sanno fare dei salti mortali, e cognitive, riescono a vincere tornei di scacchi, ma non hanno ancora nulla di ciò che noi umani consideriamo “sensibilità”. Nel laboratorio CONTACT (Cognitive Architecture for Collaborative Technologies) noi vorremmo insegnare loro proprio questa capacità di capire, quasi “sentire”, come stanno gli altri e quali siano le loro intenzioni, affinché i robot possano diventare a tutti gli effetti dei nostri assistenti o collaboratori”.