“Anche a raccontarlo, rimettendo in fila tutti i pezzi, continuano a sembrare esperienze incredibili. Eppure sono migliaia i casi in cui gli assistenti sociali e i Tribunali hanno dato mandato di scippare i figli alle proprie madri per poi collocare i bambini, spesso con la forza, o in case famiglia o presso quegli stessi padri maltrattanti e abusanti, da cui erano scappati. Il copione si ripete specialmente dopo che una donna ha denunciato il compagno per violenza e ha chiesto la separazione: talvolta lui si ribella alla decisione e per punizione la incolpa di essere una cattiva madre, una persona “non adatta” a fare da genitore.
Cosi le donne, invece di essere credute, protette e tutelate dalla Giustizia, perdono i figli. E diventano vittime due volte: di violenza domestica, e di violenza istituzionale.
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Come può accadere tutto questo?
Laura Massaro rimarca molteplici motivazioni. «La più importante: le donne continuano a non essere credute. Le nostre parole non sono prese in considerazione, le nostre sofferenze sono minimizzate. I pregiudizi sul padre sono di segno contrario a quelli sulla madre e cioè sono essenzialmente positivi a priori, a prescindere dai fatti e dalle circostanze».
E poi, aggiunge, «sebbene sia tra le mura domestiche che si concentra il numero più elevato di violenze, e sebbene sia all’interno della famiglia che i rapporti fondati sulla prevaricazione e sulla sopraffazione esplicano gli effetti più gravi e devastanti, si continua a ignorare gravità ed entità della violenza assistita e delle sue conseguenze, ritenendola espressione di “costumi sociali” consolidati».