Β«Dal 2015 ad oggi sono stata scelta otto volte come ππ€π’ππ£πππ£π©π πππ‘π‘π π’ππ¨π¨ππ€π£π π¨π₯ππ―πππ‘π π¨ππ’πͺπ‘ππ©π π₯π§ππ¨π¨π€ π‘π βπππ§π¨ πΏππ¨ππ§π© πππ¨πππ§ππ ππ©ππ©ππ€π£β nel deserto dello Utah (Stati Uniti) a capo di un team di sei persone: ci siamo chiusi in un abitacolo grande come una roulotte, sperimentato condizioni di vita e di lavoro βextraterrestriβ e simulandole attivitΓ che verranno poi svolte in orbita. E forse un giorno su Marte. A me Γ¨ capitato di vivere nella navicella, con importanti limitazioni di acqua, di cibo, di energia elettrica (e quindi connessione con lβesterno) e in assenza di libertΓ , per un mesetto, ma alcuni vi restano anche un anno interoΒ».
Trentotto anni, laureata in ingegneria biomedica allβUniversitΓ di Pisa, con un dottorato allβUniversitΓ di Galway (Irlanda), e una specializzazione alla International Space University (Francia), ππ‘ππ§ππ πΎππ£ππ‘π‘π Γ¨ un analog astronaut, un βastronauta analogoβ, ovvero colui che simula sulla Terra una serie di attivitΓ che verranno poi svolte dagli astronauti allβinterno della stazione spaziale internazionale, sulla Luna e forse in futuro anche su Marte.