Lucangeli: E se parlassimo di didattica di vicinanza?

La mia intervista alla professoressa Daniela Lucangeli “Ne posso più di sentire parlare di didattica a distanza. Vorrei si parlasse di DIDATTICA DI VICINANZA, che non è fatta dalla tecnologia né tanto meno dalle migliori slides di PowerPoint. La didattica di vicinanza è fatta dai linguaggi antichi che il nostro cervello riconosce: l’ “I CARE” educativo, (il “mi stai a cuore” di don Milani), e non l’ingozzamento cognitivo di prestazioni che la memoria dovrebbe tenere come un frigorifero: metto dentro l’informazione che deve restare identica, congelata fino a verifica. Aimè così non si nutre l’intelligenza e tantomeno lo sviluppo migliore di nessuno.

Inchiesta Maternità: I papà invisibili

Il corso preparto? Per le mamme. La chat di scuola o il pediatra? Sempre per loro. I padri vorrebbero esserci, ma restano tagliati fuori. E le loro compagne, pur affaticate dai compiti di cura, delegano poco. Un corto circuito da cui si può uscire con un forte cambiamento culturale An Elephant in the room, un

Il caos Scuola ha radici profonde, il Covid è solo l’ultima goccia È una malattia tutta italiana.

«Si chiama: “supplentite”, ed è la carenza di docenti titolari sostituiti da personale a tempo determinato», dice il Presidente dell’Associazione nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli. Ma non stupiamoci, né attribuiamo al Covid, o alla ministra Azzolina, tutte le responsabilità. «L’avvio delle lezioni a tempo pieno è sempre stato problematico».

La mia terza intervista alla prof. Daniela Lucangeli: «Per me la SCUOLA E’ SPERANZA»

«Per me la SCUOLA E’ SPERANZA allo stato puro perché nulla è altrettanto potente nel forgiare la forma mentis delle persone.
A scuola, come nella vita di ogni giorno, non è indifferente la fonte dalla quale attingiamo le informazioni, non è indifferente chi aiuta. E non filosoficamente, ma, per così dire, neuropsicologicamente».
Oggi un alunno su cinque presenta oggi autismo, DSA o ritardi.

Cactus, tronchetti e spatifilli: una pianta al posto del compagno di banco

Il più alto di tutti è un cactus di 50 centimetri. Poi ci sono un paio di spatifilli dai fiori bianchi leggermente appuntiti e una folta chioma verde; i tronchetti della felicità; le piantine dai colori vivaci e qualche Lingua di suocera.
Alla Libera Scuola Rudolf Steiner Milano di via Pini (zona Lambrate) ogni bambina e bambino di seconda elementare ha una piantina come compagno di banco.

Perché è una fortuna che la maggior parte delle insegnanti sia donna?

Lo spiega Giovannella Baggio, una delle sei donne del #Comitato tecnico-scientifico del #Governo e Presidente del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere. Non c’entrano gli #stereotipi di genere che vogliono le donne più predisposte alla cura. Teoria dalle quale prendiamo le distanze. La fortuna, se così vogliamo chiamarla, nasce dal fatto che il sistema #ormonale e #immunitario delle donne le rende più corazzate contro il coronavirus.

Scuola: i diritti di 284 mila alunni disabili si possono ignorare?

vOggi solo un istituto su 3 è accessibile a chi ha una disabilità motoria: mancano gli ascensori, mancano le rampe e mancano i bagni a norma. Alle elementari e alle medie, sottolinea l’Istat, le disabilità più frequenti sono invece quelle intellettive, per le quali serve personale altamente competente, che però non c’è. Il 36% degli insegnati di sostegno non è specializzato per prendersi cura di questi alunni.

Mancano 50 giorni, ma nidi e materni sono ancora al buio

Quanti entrano e quanti no? E quando si comincia? E per quante ore al giorno? Queste le domande che i genitori si fanno e che ancora non hanno risposta. Su nidi e scuole dell’infanzia ci sono ancora troppe incognite
Nidi e materni sono ancora al buio. A meno di cinquanta giorni dalla teorica riapertura degli spazi, restano ancora senza risposte aspetti essenziali riguardano i numeri, i tempi, gli spazi e le modalità.

Scuola, fine del tempo pieno?

Se non si trovassero spazi nuovi e se l’organico docenti e personale Ata non fosse implementato, ciascuna classe «sarà divisa in due gruppi» e dovremmo dire addio al tempo pieno. Lo ha scritto pochi giorni fa una preside di Milano alle famiglie della primaria. Il condizionale è d’obbligo, perché la ripresa della scuola è ancora piena di incognite, ma danno l’idea del possibile (catastrofico) scenario che potrebbe attenderci.