Lonati (Vidas): “Nel fine vita la medicina non basta, serve la cura del cuore”

«Non sempre, purtroppo, c’è una cura che guarisce, ma esistono per fortuna altre cure che non sono mediche. Sono le cure del cuore, dell’ascolto, dell’affetto o della semplice misura della cortesia personale: una parola, una carezza, una mano sfiorata». Lo sa bene Giada Lonati, medica palliativista, e direttrice sociosanitaria di VIDAS. Il suo lavoro consiste nel

La primaria di Ancona: “Anche con Covid ho aperto la terapia intensiva ai familiari: 3800 visite e nessun contagio

“Oggi ci sono molti dubbi sulla reale utilità e necessità dal punto di vista sanitario dell’applicazione di norme così restrittive, che a mio giudizio sono non coerenti o non attualizzate”, sottolinea Elisabetta Cerutti, primaria di rianimazione presso gli Ospedali Riuniti di Ancona. Ne è talmente convinta che già nell’ottobre del 2020, anticipando la maggior parte dei

Covid, l’appello di Francesca, in ospedale con la figlia di due anni e isolata: “Permettete ai familiari di entrare: la presenza guarisce”

“Vi scrivo dal reparto di pediatria di un ospedale di Milano. Sono ricoverata qui con mia figlia di quasi due anni, che ha un’infezione. Sono sola, con lei, da una settimana. Mio marito non può venire a trovarci, nessuno mi può dare un cambio: lo prevedono le norme di questa struttura”. Lo racconta Francesca, che a casa ha altre due bimbe, la più grande di sei anni, che ogni mattina e ogni sera piangono cercando le coccole della mamma.

Il gran pasticcio dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari

In attesa di conversione del decreto legge sull’obbligo vaccinale, la confusione regna sovrana: chi ha davvero l’obbligo? E perché nell’interpretazione di molte regioni sono esclusi dall’obbligo OSA, ASA, addetti alle pulizie e alla mensa, che alla fin fine sono le persone più a contatto con gli anziani e i pazienti? E come procedere a indirizzare

Aprire le terapie intensive (anche Covid) è un dovere

Maschera, visiera, tre paia di guanti: da novembre l’ospedale Cisanello di Pisa i famigliari possono fare visita ai pazienti ricoverati nel reparto di terapie intensiva Covid. «Anche in piena pandemia non c’è nessun motivo per vietare l’ingresso ai parenti», spiega il primario Paolo Malacarne, che da anni sostiene le terapie intensive aperte. «Dovevamo avere un

Covid e terapie intensive: a chi dare l’ultimo letto?

“Quando le risorse sono limitate bisogna scegliere chi ha più possibilità di sopravvivere”. Intervista ad Alberto Giannini, primario anestesista a Brescia. Secondo lei l’età può essere un criterio di scelta?
Immanuel Kant diceva che le persone hanno una dignità, le cose un prezzo … “L’allocazione di risorse limitate costituisce un dilemma intrinseco che è praticamente insolubile. Comunque lo si guardi, in medicina come altrove, comporta inevitabilmente un “conflitto di valori”.

Covid-19, le donne in gravidanza non sono rispettate

«La pandemia ha messo in evidenza un po’ in tutto il mondo ed anche in Italia una realtà scomoda: il rispetto della fisiologia del parto è stato spesso eluso».
Molto poche, invece, le aziende ospedaliere che si sono date da fare per tenere a mente che la salute non è solo assenza di malattia ma anche tutela e promozione del benessere psicologico e psicosociale..
Racconta Ravaldi, poi, che «alcune madri e alcuni padri sono stati brutalmente lasciati fuori dalle terapie intensive neonatali, anche quando i loro figli stavano morendo, senza nessuna pietas, senza nessun rispetto e cura. Ad alcuni di loro è stato persino impedito di dare un saluto, una carezza, un commiato ai piccoli».